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Risultati per: francia

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Saggi di critica d'arte

261845
Cantalamessa, Giulio 39 occorrenze
  • 1890
  • Zanichelli
  • Bologna
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Saggi di critica d'arte

bambini che balbettano, ma almeno sono animosi, tentano grandi cose, hanno movimento, fuoco, brio. Ma il Francia, tanto men coraggioso di essi quant’è

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necessario saettarla direttamente, come nume bugiardo: e il saettatore è stato uno dei critici più autorevoli della Francia, il Delaborde. Pochi anni

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ramingato per la Francia, nutrendosi a stento e sempre tendendo verso l’Italia, il suo sogno, il suo delirio, ove intendea studiar molto e divenir

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Ho detto che il Francia è il più insigne pittore che Bologna vanti; ma, se taluno mi domandasse: “ è veramente tra i pittori bolognesi quello che ha

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, quella teoria non racchiuda una verità fondamentale. Il Francia ha avuto la fortuna di nascere a tempo; è stato come una pianta il cui sviluppo è

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secolo dopo, ecco un gran luminare, uno dei più felici contemplatori e rivelatori dell’umana bellezza: il Francia. E l’eredità del Francia fu raccolta

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gli esempi del Francia. Qualcosa di quell’aria estatica, di quello scender leggiadro delle linee del collo, delle acconciature stesse del capo e

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lettura sul Francia che il fior della bellezza si sarebbe irrigidito nelle mani di Guido sino a diventar un fiore di cera, senza profumo e senza

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Donde provenne il Francia? Dai pittori ferraresi, i quali alla loro volta sentirono l’influsso dei padovani, del Pisanello e di Piero dei Franceschi

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vecchio errore che Marco Zoppo sia stato maestro del Francia. Inconsapevole per molti anni del suo istinto di pittore, ei dovè sentirne lo stimolo

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La critica storica presente tende a riconoscere in Lorenzo Costa il maestro del Francia. Se la cosa è vera, bisogna ricordare che il Lanzi prima di

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stato l’unico maestro del Francia, si spiegherebbe male; giacchè, pur riconoscendo che il Francia l’avea superato nell’arte, difficilmente il

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Si è molto ripetuto che il Francia cominciasse a dipingere a quarant’anni, e che la tavola commessagli da Bartolomeo Felicini per la chiesa della

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Tornando al nostro argomento, Signori, devo dire che fin dal 1487 il Salimbene scriveva del Francia: “ Lui Polygnoto col pennello avanza „ sicchè lo

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Adolfo Venturi pensa giustamente che una della prime opere pittoriche del Francia sia quel piccolo S. Stefano della galleria Borghese a Roma, nella

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Procedendo innanzi nell’esercizio, il Francia acquistò più scioltezza e disinvoltura di mano, non mai vera larghezza di stile. Egli è di quelli che

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logico l’ultima parte dell’arte che apparisce all’intelletto, ò anche l'ultima cronologicamente. Or bene il Francia non sentì che al suo tempo la scienza

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Mi sarebbe piacevole, Signori, fare insieme con voi un esame critico delle pitture del Francia, ad una ad una, osservando come si determinano

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bolognese, si rianimò improvviso tra le mani del Francia, ad uno spiraglio per cui passò tepida quell’aura umbra, in cui esso riconobbe la prima

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Del Francia orafo restano due Paci o Maiestati in questa pinacoteca, nielli squisiti, che non si possono guardare senza rammarico che soli testimoni

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La vita del Francia, a quanto ci è dato conoscere, fu calma. Nessuna scossa troppo forte ne turbò mai l’andamento; nella quiete domestica egli ebbe

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forte, e che dei soggetti di religione si fece un pretesto a sfoggi ambiziosi di scorci e di scienza anatomica, il Francia sta nel mezzo nobilmente

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Mi è necessario riprender le mosse dal Francia, di cui ebbi l’onore di ragionarvi nella conferenza precedente.

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con essi, il Francia sentì di mano in mano che lo scettro dell’arte non gli poteva essere contrastato a Bologna, e infine lo strinse con animo

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animosi, ancor affine alle opere del Francia stesso, non poteva esser tale da suscitare l'avventurosa irrequietudine delle novità. Ma, indipendentemente da

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Nel periodo dunque che segue al Francia il carattere della pittura bolognese, più o meno, è l’imitazione di Raffaello. E può dirsi che in nessuna

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Bologna. È un fenomeno degno di attenzione. Egli è forse che Bologna, la quale si trovava ancora, guidata dal Francia, a fantasticar nella vaga

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Gli eredi del Francia furono raffaellisti tutti? No; ma quelli che si serbarono più fedeli al maestro contribuiscono poco alla fisonomia di quel

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panni non usurpano più della conveniente misura, e le pieghe hanno l’euritmia evidentemente derivata dal Francia. Ma è mancata in questo affresco l

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. Michelangelo, che avea coscienza del suo valore, aspettava la lode degli artisti di Bologna; ma o gli paresse di conseguirla scarsa dal Francia, o che questi

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Giacomo Francia in tutta la vita non sembra aver avuto altra ambizione che di somigliare a suo padre. Ma non è mai avvenuto che chi parte da un

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Ad ogni modo, il primo periodo di Giacomo Francia è il più corretto. Protraendo la vita fino al 1557, egli passò noncurante, pigro, in mezzo ai

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’adolescenza allievi del Francia; il primo dei quali s’innamorò dell’arte di Raffaello, conoscendo e avvicinando il grande artista, come ho già detto; l’altro

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non indebite, esagerate. Per esempio, il Malvasia antepone Innocenzo al Francia, e di tal giudizio si fa argomento per dimostrare la sua imparzialità

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Avea ventitrè anni. Era stato, nove anni prima, ad instantia del Felesini e del Gombruti, accolto nella scuola del Francia; può anche darsi che più

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Perugino, che non ha col Francia solamente la comunanza di tal sorte, ma notevoli analogie d’ingegno e di stile, fin qui non abbastanza descritte dalla

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Terrò parola, prima di chiudere questo discorso, di due altri allievi del Francia, che secondarono con meno ingegno la corrente del raffaellismo

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numerosissimi eredi del Francia ? È frequente trovar opere di cui non può dirsi altro se non che sono della scuola del Francia; frequente vederne tali da

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Francia. Artista frettoloso, avido di guadagni, rifuggente dal riflettere, amante della musica e della vita lieta, destro nell’allearsi ad operare coi più

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